CORSO DI MEDICINA LEGALE

Patologia forense

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ATLANTE

MORTE IMPROVVISA: morte che avviene in maniera rapida ed inattesa, dovuta a cause naturali ossia senza l’intervento di una causa violenta esteriore. La causa risiede in qualsiasi processo morboso che non si manifesti clinicamente e che sia capace di arrestare le funzioni vitali in modo rapido. Le patologie più frequentemente correlate ad una M.I. sono la patologia cardio – vascolare, del SNC, la patologia respiratoria. Sono più a rischio i soggetti di sesso maschile di età intermedia. Spesso la diagnosi si fa per esclusione.

ABRASIONE. Effetto di un trauma che, agendo tangenzialmente sulla cute, o anche sulle mucose, ne asporti lo strato più superficiale. L'A. si copre di una crosta sierosa giallastra, ciò che la distingue dall'escoriazione, che è più profonda e perciò si copre di una crosta ematica rosso-nerastra. § I solchi cutanei al collo, nei casi di impiccamento o di strangolamento, sono essenzialmente delle abrasioni, cui peraltro possono corrispondere lesioni di organi più profondi, e che si rendono evidenti dopo un certo tempo dalla produzione, quando la disidratazione locale ne modifica il colore e la consistenza.

 

ESCORIAZIONE. Asportazione degli strati superficiali della cute o di una mucosa, fino al corion. L’ e. giunge fino ai capillari superficiali, e dunque comporta una emorragia ed una successiva crosta rosso-nerastra. § Le e. possono essere prodotte da traumi, di solito tangenziali, ed anche da altri fattori (ustioni, sostanze chimiche). § Sia nel vivente sia nel cadavere le e. debbono essere esaminate e descritte con cura, eventualmente fotografate, perché possono essere indicative del mezzo e della modalità lesiva.

ECCHIMOSI. Infiltrazione di sangue all’interno di tessuti od organi, di solito traumatica. Il colore dipende dall’epoca dell’infiltrazione del sangue, cioè dalla degradazione metabolica dell’emoglobina. Le e. precoci compaiono quasi subito dopo il trauma, come macchie di colore violaceo. Le e. tardive compaiono dopo qualche tempo, e derivano dalla migrazione del sangue verso la superficie cutanea successivamente ad emorragie profonde.

 

EMATOMA. Raccolta ematica in una cavità naturale del corpo, o in una cavità neoformata. Può essere di origine traumatica. § L’e. epidurale (all’esterno della dura meninge) è quasi sempre traumatico. § L’e. epidurale da calore si riscontra nei cadaveri carbonizzati ed è post-mortale. § L’e. subdurale è quasi sempre traumatico. § L’e. subaracnoideo è situato fra la aracnoide e la pia madre, e deriva di solito da rottura di un aneurisma dei vasi meningei a seguito di crisi ipertensiva. § L’e. intracerebrale è di solito conseguenza di emorragia cerebrale. Talvolta è secondario a grave trauma cranio-cerebrale con lacerazione dell’encefalo.

 

EMORRAGIA. Fuoriuscita anomala di sangue all’interno o all’esterno dell’organismo. Può essere di origine traumatica. § E. arteriosa: il sangue rosso brillante esce a getti sincroni con il polso. § E. venosa: il sangue rosso scuro esce lentamente e continuamente. § E. capillare: il sangue essuda dai tessuti. § Se l’e. è grave, la morte può verificarsi per anemia acuta emorragica  o per shock emorragico. § Una forma particolare di sindrome emorragica è data dalla C.I.D. (coagulazione intravasale disseminata; vedi). § Alcune condizioni patologiche, come l’emofilia e la cirrosi epatica, che comportano difficoltà nella coagulazione del sangue, favoriscono le e. § Le e. gravi possono rappresentare l’aggravante del pericolo per la vita della persona offesa (art. 583 del cod. pen.). § Un problema particolare è rappresentato dal tempo di sopravvivenza dopo una ferita che abbia sanguinato molto: stimare questo tempo può essere utile per stimare il momento dell’aggressione.

 

FERITA CUTANEA. Interruzione della continuità della cute provocata da un trauma. § f. contusa, se prodotta da un corpo contundente e sia circondata da area ecchimotica. § f. lacero-contusa, c. s.  se la cute è lacerata per strappamento e circondata da alone ecchimotico. § f. lacera, c. s. se deriva da strappamento della cute per azione tangenziale su di essa. § f. da punta, se prodotta da oggetto puntuto (ago, punteruolo, ecc.). § f. da taglio, se prodotta da oggetto tagliente (rasoio, pezzi di vetro, ecc.). § f. da punta e taglio, se prodotta da un oggetto puntuto e tagliente che penetri con la punta. § f. da fendente, se prodotta da un oggetto tagliente e pesante (roncola, sciabola, ascia, ecc,). § f. d’arma da fuoco, se prodotta da un proiettile. §§ Vedi anche: abrasione

FERITA D’ARMA DA FUOCO. Soluzione di continuo della cute che può avere un tramite trapassante, o avere un fondo cieco (il proiettile rimane imprigionato nei tessuti) o infine essere a semicanale (situato sulla superficie cutanea urtata di striscio). La ferita cutanea è un foro a stampo con margini sfrangiati, di diametro inferiore al proiettile per la retrazione elastica della pelle. Il proiettile, nel trapassare la cute, si deterge di tutte le sostanze (fecce, grasso, ecc.) raccolte nella canna e produce l'orletto di detersione (vedi), concentrico alla ferita. L'orletto di detersione non si vede nei colpi sparati sul vivente perchè mascherato dal sangue. Se il proiettile trapassa degli abiti lo si potrà riscontrare sulla stoffa. Sparando sul cadavere l’orletto di detersione è evidentissimo. Prima di penetrare nella cute il proiettile la stira ed introflette a dito di guanto esercitando un'azione contusiva ed escoriativa che provoca, all'esterno dell'orletto di detersione, l'orletto di escoriazione e contusione di colore rosso nerastro nel colpo sparato al vivente e giallastro per essiccamento dell'abrasione nel colpo sparato al cadavere. In caso di colpo obliquo l'orletto di escoriazione è ovoidale con sviluppo maggiore dal lato di provenienza del proiettile. Nei colpi da breve distanza possono essere presente l’affumicatura e l’abbruciamento dei peli. Nei colpi a contatto, i gas dell’esplosione possono provocare una ferita di forma stellata. § Il tramite può essere rettilineo, o essere una linea spezzata, a causa della mobilità degli organi interni, se sono stati interessati. Può anche essere duplice, se all’interno del corpo si forma un proiettile secondario. Nelle ferite prodotte da proiettili ad alta velocità, il tramite vero e proprio è circondato da vasta area necrotico- emorragica. § Il foro d’uscita ha generalmente l’aspetto di una ferita lacero- contusa.

FERITE DA PUNTA. Ferite penetranti a fondo cieco o transfosse prodotte da armi da punta  che, animate da una forza pressoria più o meno intensa, penetrano nell’organismo divaricando i tessuti senza reciderli. Prevale la dimensione della profondità del tramite su quella della lunghezza e larghezza degli orifici di ingresso e di uscita

 

FERITE DA PUNTA E TAGLIO. Sin. Coltellate. Tipicamente la ferita ha forma di triangolo isoscele, con la base molto stretta e corrispondente al dorso della lama, ed il vertice corrispondete al filo della lama. La profondità della ferita prevale sulle altre dimensioni, e spesso queste ferite penetrano in cavità, cioè nel torace o nell’addome. L’emorragia è sia esterna sia interna. § Una forma particolare di f. p. t. è rappresentata dallo scannamento, che interessa gli organi del collo. § La diagnosi differenziale fra ferite omicidiarie e ferite suicidiarie è delicata. § In tema di lesioni personali, si tenga presente l’aggravante del pericolo per la vita, sulla base della presenza e della gravità dell’emorragia e delle sue conseguenze. § In tema di tentativo di omicidio, i dati rilevanti sono rappresentati dal numero, dalla profondità, dalla sede delle ferite, da cui dedurre sia la forma dell’arma sia la univoca volontà omicida dell’autore.  

 

FERITE DA TAGLIO. Ferite prodotte dal margine affilato di una lama che agisce con movimento di strisciamento combinato ad uno, più modesto, di pressione. §Ferite da taglio lineari : quando aumentando la forza pressoria, la lama striscia e contemporaneamente si approfondì perpendicolarmente nei tessuti  provocandone la netta recisione. §ferite da taglio a lembo : quando il mezzo tagliente incide sul piano cutaneo con angolo acuto di qualche grado, si viene a creare un lembo di tessuto con margine libero in corrispondenza del punto di inizio della azione recidente. § Le ferite da taglio hanno margini molto netti, il fondo è deterso, e all’inizio e alla fine della ferita vi sono delle codette, cioè l’approfondimento progressivo della lesione fino alla discontinuità del tessuto.

 

ASFISSIA MECCANICA VIOLENTA. Una forma di anossia causata meccanicamente, e tale da impedire l’afflusso di aria ai polmoni. § Vi sono compresi l’impiccamento, lo strozzamento, lo strangolamento, il soffocamento, la morte da bolo e da rigurgito, la compressione del torace, l’asfissia da posizione. § Nell’a. si distinguono quattro stadi: la fase di lotta e di respirazione forzata, la fase di quiescenza, la fase delle convulsioni e l’apnea. § Il quadro anatomo- clinico comprende la cianosi, la congestione, le petecchie e i segni della specifica violenza meccanica. § L’a. m. v. può essere accidentale, omicidiaria o suicidiaria.

 

ASFISSIA DA POSIZIONE. Forma di a. dovuta a difficoltà nei movimenti respiratori, legata alla posizione del corpo. Si può realizzare, per esempio, negli arrestati che vengano ammanettati dietro la schiena e posti in posizione prona sul divanetto posteriore di una vettura senza possibilità di muoversi.

 

ANNEGAMENTO. Asfissia meccanica violenta determinata dall’impedimento degli scambi gassosi per penetrazione nell’albero respiratorio di un mezzo liquido, esterno all’organismo. § Rispetto al quadro tipico dell’asfissia, l’annegamento comincia in luogo della dispnea inspiratoria con un atto inspiratorio unico (fase inspiratoria preasfittica), che può anche mancare per proseguire con uno stadio di apnea riflessa di 30-50 secondi, una fase di dispnea convulsivante (gasping), una fase apnoica (pausa respiratoria), infine una fase di boccheggiamento. § Segni esterni sono una diversa distribuzione delle ipostasi, colorito rosso delle macchie ipostatiche, trasparenza e lucentezza della cornea, cute anserina, macerazione della cute, schiuma mucosa alle narici ed alla bocca (fungo mucoso nei cadaveri che non sono rimasti a lungo nell’acqua), presenza di materiali estranei (sabbia, alghe) sulla superficie corporea e nelle cavità naturali della stessa. Segni interni sono enfisema acquoso polmonare, ecchimosi sottopleuriche (macchie di Paltauf), trasudato nelle cavità pleuriche, presenza di schiuma nelle vie aeree, emodiluizione, presenza di liquido annegante nello stomaco e nell’ intestino, emorragie dell’orecchio medio e dell’osso temporale, plancton sospeso nel liquido annegante presente nei polmoni e negli organi del grande circolo. § L’a. deriva per lo più da accidente o da suicidio, molto raramente da omicidio. § E’ necessario distinguere tra l’annegamento (morte nell’acqua) e morte per altre cause (naturali o violente) in un cadavere trovato in acqua.           

 

IMPICCAMENTO. Forma di asfissia meccanica violenta, per lo più di natura suicidiaria. L’asfissia avviene mediante un laccio posto attorno al collo, e messo in tensione per il peso del corpo. § Si distingue l’i. tipico quando il nodo del laccio è situato in regione mastoidea, dell’ i. atipico, che si ha quando il nodo è posto in altra parte del collo. § Si distingue l’i. completo quando il corpo è completamente sospeso, dall’i. incompleto che si ha quando è parzialmente sospeso. § L’i. lascia caratteristiche lesioni al collo: il solco è obliquo, disegualmente profondo, e interrotto in corrispondenza del nodo. Ciò lo distingue dal solco dello strangolamento, che è orizzontale, completo, egualmente profondo. § Altre lesioni all’interno del collo sono rappresentate per lo più da emorragie sottofasciali, talvolta da strappi vascolari, raramente da lesioni della laringe e dell’osso ioide. Lesioni più importanti, anche a carico della colonna cervicale, si hanno nelle impiccagioni giudiziarie, ovvero quando la persona precipiti da una certa altezza e la caduta sia bruscamente fermata dal laccio.§ Se il corpo rimane sospeso per un tempo sufficiente, le ipostasi si situano alle gambe ed ai piedim agli avambracci ed alle mani.

 

STRANGOLAMENTO.  Impedimento alla penetrazione di aria nei polmoni attraverso la compressione del collo della vittima attuata mediante un laccio od altro mezzo idoneo allo scopo (corde, cravatte, calze, sciarpe, cinture, fili di qualsivoglia natura). § Nello S. completo la forza agisce perpendicolarmente o obliquamente rispetto all’asse del corpo ma in modo omogeneo su tutta la circonferenza del collo. Nello S. incompleto la forza agisce solamente nella sua porzione anteriore (arto, bastone premuto trasversalmente contro il collo), ovvero nella sua porzione laterale (battente di una porta). § I segni locali specifici dipendono dal mezzo utilizzato, dalla forza impiegata, e dalla difesa opposta. Presente tipicamente un solco in corrispondenza dei punti ove ha agito il mezzo. Tale solco può essere unico o molteplice secondariamente al numero di giri del mezzo intorno al collo, trasversale e continuo, a qualsiasi altezza del collo, con profondità omogenea. Si riscontra un S. molle per azione di mezzi soffici che non escoriano la cute. Il S. risulta duro pergamenaceo invece per mezzi ruvidi di maggior consistenza. § All’autopsia si possono evidenziare emorragie a carico dello strato sottocutaneo, della muscolatura del collo e dell’avventizia delle carotidi. Si può riscontrare la lacerazione dell’intima delle carotidi (segno di Amussat), rottura dei corni dell’osso ioide, frattura delle lamine della cartilagine tiroidea e cricoidea. § Lo S. può avvenire come forma più frequentemente omicidiaria, talora accidentale.

 

STROZZAMENTO. Impedimento alla penetrazione di aria nei polmoni attraverso la compressione del collo della vittima da parte di un aggressore che utilizzi a tal fine una mano, entrambe le mani, l’avambraccio ovvero qualsiasi altra parte del soma che possa utilizzarsi come mezzo. § Nella compressione esercitata anteriormente la laringe viene occlusa dallo schiacciamento della cartilagine tiroidea sulla colonna vertebrale, nella compressione latero-laterale dall’avvicinamento delle due lamine della cartilagine tiroidea che determina la chiusura della rima glottidea. Quando la compressione avviene dal basso verso l’alto la laringe viene spostata in alto assieme all’osso ioide con conseguente addossamento della base della lingua contro la parete del faringe ed impedimento di immissione di aria nella laringe. Contestualmente a questi meccanismi si verifica un mancato afflusso di sangue al cervello, determinato dalla chiusura dei vasi del collo (prima le vene giugulari e poi le arterie carotidi). § All’esame esterno segni presenti al disopra della zona di compressione sono cianosi e congestione del volto, ecchimosi puntiformi del volto (palpebre, naso, guance), delle sclere e sottocongiuntivali. In corrispondenza del collo i segni possono apparire o divenire più evidenti con l’essiccamento della cute, come escoriazioni di varie forme e dimensioni in relazione all’azione delle unghie dell’aggressore. § All’esame autoptico gli organi del collo presentano emorragie solitamente asimmetriche a livello dei muscoli nastriformi, della tiroide, dei corni dell’osso ioide, retroesofagee e paravertebrali cervicali; petecchie della mucosa laringea; frattura dell’osso ioide e della cartilagine tiroidea (soprattutto per la minore elasticità di tali tessuti dopo i 30 anni) § Lo S. viene eseguito soprattutto a scopo omicidiario, sebbene possa configurarsi l’omicidio preterintenzionale o la morte accidentale per iperreflettività del seno carotideo della vittima e conseguente aritmia mortale.   

 

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