CORSO DI MEDICINA LEGALE

Tossicologia forense

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AVVELENAMENTI. Per a. si intende comunemente una condizione patologica sistemica, indotta in via chimica da una sostanza esogena. Negli ultimi anni si è avuto un grande incremento del numero degli a., per ragioni varie: introduzione di nuovi farmaci, cosmetici e fitofarmaci, esposizione a tossici industriali e domestici, autosomministrazione di farmaci e droghe. Nei grandi centri urbani le intossicazioni acute rappresentano il 10% circa dei ricoveri ospedalieri e circa il 25% dei ricoveri in terapia intensiva. § I Centri Antiveleno svolgono essenzialmente una funzione di informazione, che è il primo atto che il centro svolge, ed è naturalmente momento fondamentale ed insostituibile nella sua attività. I Centri Antiveleni si sono assunti anche il compito di fornire guida ed assistenza (indiretta e a distanza) all’  opera di pronto intervento, cosicché i compiti di un CAV si possono schematizzare così: informazione, diagnostica chimica tossicologica, ricerca statistico-epidemiologica, prevenzione. § Modalità dell’a. L’ingestione è  la più frequente modalità di avvelenamento, e in molti casi è possibile ottenere informazioni precise sulla qualità e quantità della sostanza ingerita, e agire di conseguenza, rallentando l’assorbimento del tossico, e/o liberando lo stomaco, combattendo i sintomi.  Se invece il veleno è inalato, e dunque praticamente assorbito in tempi molto rapidi, le misure immediate consistono nella rimozione del soggetto dall'ambiente inquinato e nel prendere tutte le. misure terapeutiche atte ad assicurare l'ossigenazione del soggetto. La contaminazione cutanea con sostanze tossiche, irritanti o caustiche, produrrà effetti più o meno immediati locali o sistemici, e le misure immediate di trattamento consistono nella precoce rimozione dell'agente aggressivo e prevenzione del suo assorbimento. Anche nel caso di incidente terapeutico,  vale sempre il principio generale di rimuovere il tossico  e di prevenirne l'ulteriore assorbimento. Numerose situazioni cliniche possono essere confuse con vari tipi di avvelenamento. § La diagnosi di a. ha molto spesso un rilievo giudiziario, cosicché in sede medico- legale deve essere fatto ogni sforzo per identificare chimicamente il veleno e/o i suoi metabolici. La diagnosi è consentita quando sintomi e segni clinici, le circostanze del fatto, i reperti anatomo- patologici siano in accordo con le azioni del veleno che è stato rinvenuto nei liquidi biologici e/o negli organi della persona o del cadavere.

 

ALCOOL ETILICO. Sin.: etanolo. Si ottiene per fermentazione della frutta (uva, pere, mele, ecc.) e altri vegetali (grano, patate, ecc.). Si ottiene puro per successiva distillazione. § Si usa con vari scopi nell’industria. Ha discreta azione disinfettante. E’ componente, a vario titolo, delle bevande alcoliche. § L’ubriachezza è l’intossicazione acuta da alcool, che può essere mortale. § La condizione di ebbrezza alcolica si riferisce al superamento del limite alcolemico massimo che consente la guida di un veicolo.§ Tutti gli Stati hanno posto un limite al livello di alcool nel sangue, al di sopra del quale è vietata la guida di autoveicoli, motoveicoli e imbarcazioni (questo limite in Italia è attualmente pari a 0.5 grammi per litro di sangue). § L’abuso cronico di bevande alcoliche comporta spesso una dipendenza ed una patologia alcool-correlata ed una condotta criminale alcool-correlata. § Metabolismo. Dopo l'ingestione, l'etanolo viene rapidamente assorbito dalla mucosa gastrica e duodenale. La velocità dell'assorbimento dipende anche dalla ripienezza dello stomaco, dalla concentrazione dell'alcool, dal tipo di cibo già ingerito, da eventuali alterazioni della permeabilità, dal tono del piloro, ecc. La massima concentrazione ematica si realizza abitualmente entro 45-90 minuti dall'ingestione, se l'alcool è assunto durante un pasto. Esso poi si ripartisce con un meccanismo di diffusione puramente fisico, e pertanto si ritrova in
tutti i liquidi biologici e negli organi. La curva di Widmark esprime
la concentrazione ematica dell'alcool in funzione del tempo dal-
l'assunzione. § L'alcool che si trova nel sangue può essere eliminato in due
modi: eliminazione allo stato naturale e del tutto immodificato
circa il 5%), attraverso l'aria espirata, l'urina, il colon, la cute; ossidazione tessutale a livello epatico, ove l'alcool giunge per la vena porta. La quasi totalità dell'etanolo viene prima degradata ad acetaldeide, e poi ad acido acetico (alcool-deidrogenasi). La capacità del sistema enzimatico di degradare l'alcool viene saturata all'incirca con 160-180 grammi di alcool; nell'alcolista cronico tale capacità enzimatica è maggiore.

 

MONOSSIDO DI CARBONIO. Il monossido di carbonio (CO ) è un gas inerte, incolore, inodore, non irritante presente normalmente nell’atmosfera. Esso si forma per incompleta combustione, in carenza relativa di ossigeno, di composti contenenti carbonio (fumi industriali,  motori a scoppio, impianti di riscaldamento e  fumo in generale, compreso quello di sigaretta ). § Il CO ha un’affinità per l’emoglobina 200-300 volte maggiore rispetto a quella dell’ossigeno, cosicché si forma un composto piuttosto stabile, la COHb (carbossiemoglobina), che non è in grado di trasportare ossigeno ai tessuti. A causa della stabilità del legame con l’emoglobina il CO ha dei tempi di eliminazione ematica molto elevati. § Circostanze dell’avvelenamento. Si tratta per lo più di eventi accidentali (impianti difettosi, camini e stufe situati in locali poco aerati) o ambientali (fumi di incendio), o suicidiari (immissione dei gas di scarico nell’abitacolo di una vettura). Può trattarsi anche di infortunio sul lavoro; esiste un ossicarbonismo cronico, che rappresenta una malattia professionale in alcune categorie di lavoratori. I fumatori di sigarette, sigari o pipa  hanno un livello di carbossiemoglobina superiore a quello dei non fumatori ( 3 %-7 % per i fumatori, 1 %-5 % per i non fumatori ). § I sintomi clinici dell’avvelenamento da CO variano a seconda della percentuale di emoglobina saturata dal CO. Essi si iniziano con cefalea che diventa progressivamente più intensa, ed è seguita da tachicardia e tachipnea, e quindi dal sopore fino al coma vero e proprio. La morte si ha verso il 60% di saturazione dell’Hb, anche se condizioni patologiche preesistenti possono abbassare questo valore. La colorazione rosso ciliegia di cute e mucose non è costante. § La diagnosi si compie attraverso la misurazione dell’ HbCO del sangue. § La terapia consiste essenzialmente nel trattamento con ossigeno a 3 atm in camera iperbarica. § Per i pazienti sopravvissuti all’intossicazione sono possibili danni permanenti da prolungata ipossia cerebrale. Il danno consiste per lo più nella necrosi di nuclei della base (globo pallido). § I cadaveri di soggetti deceduti per intossicazione acuta da CO mostrano generalmente una coloritura rosso ciliegia delle ipostasi, del sangue e dei muscoli ed anche degli organi interni: talvolta vi sono petecchie a fiamma sulle sierose, e abbastanza spesso si trova una condizione di edema polmonare, da cedimento del cuore. La determinazione della COHb consente la diagnosi.

STUPEFACENTI. Il testo normativo fondamentale è rappresentato dal DPR 309/1990, modificato dal referendum popolare del 1993. I codici civile e penale contengono disposizioni che concernono l'uso e l'abuso di stupefacenti; altre disposizioni sono contenute nel Codice della strada.

I concetti di base sono i seguenti. § Il commercio illegale di sostanze stupefacenti deve essere combattuto. Le ragioni fondamentali sono di ordine sanitario e di ordine economico.

§ Alcuni stupefacenti sono anche farmaci, inseriti nelle farmacopee dei vari Paesi. La produzione, il commercio, l'uso di questi prodotti devono essere regolamentati. § In quest'ultimo contesto si inseriscono le norme sulla compilazione delle ricette mediche e veterinarie. § L'uso personale di sostanze stupefacenti non è punito. § Controlli sono previsti per gli addetti ad alcune attività lavorative, ritenute potenzialmente pericolose per l'incolumità altrui. § Qualunque medico può curare qualunque persona dedita agli stupefacenti nel modo che ritiene scientificamente più opportuno. Le strutture terapeutiche pubbliche sono rappresentate dai Servizi per le Tossicodipendenze (Ser.T). Altre strutture sono le Comunità terapeutiche. § Si ritiene abitualmente che l'uso delle sostanze stupefacenti, come quello dell'alcool, renda il soggetto incapace di intendere e di volere, e di regolare la propria condotta. Di conseguenza:Il codice civile contiene norme che possono consentire l'annullabilità di atti compiuti da persone che al momento della formazione dell'atto si trovavano sotto l'azione di stupefacenti, e altre norme che possono ridurne od annullarne la capacità civile. Il codice penale contiene norme concernenti l'imputabilità di persone che compiano un reato mentre si trovano sotto l'azione di sostanze stupefacenti o ne siano cronicamente intossicate. Nella formazione di questi articoli del codice penale hanno avuto rilievo ragioni di politica criminale. Il codice della strada contiene norme che vietano la guida sotto l'azione di stupefacenti, ed altre che impediscono il rilascio della patente di guida al tossicodipendente.

CANAPE INDIANA (Hashish, marihuana, ecc.). La droga è costituita dalle sommità fiorite femminili della pianta cannabis sativa, che cresce in quasi tutti i climi. In particolari condizioni ambientali la pianta produce una elevata quantità di resina, che contiene i principi attivi della canape. Questa è la c. sativa var. indica. § Le preparazioni sono numerose ed hanno nomi differenti a secondo anche dei luoghi di produzione (bhang, ganja, charas, hashish, dagga, marihuana, ecc.). § Si presenta sotto forma di pani, friabili se disseccati, di colore verdastro e di odore aromatico (hashish), o sotto forma di polvere bruno-verdastra (kif), o sotto forma di frammenti erbacei di colore verdastro, mescolati o meno con tabacco (marihuana). § La canape può essere fumata, ingerita come tale o come decotto. § Il componente farmacologicamente attivo della canape è il tetraidrocannabinolo (THC). Altri componenti, importanti principalmente ai fini identificativi, sono il cannabinolo (CBN), il cannabidiolo (CBD)e l'acido cannabidiolico (CBDA). § Il contenuto in THC di una preparazione è assai variabile. La quantità minima di THC capace di produrre euforia è stata stimata in 4,5 mg (corrispondenti a 0,5 g di marihuana di buona qualità) se il soggetto era già dedito all'uso della canape, ed in 18 mg qualora il soggetto non vi fosse dedito; altri ritengono che la dose sufficiente sia di 15 mg di THC. § La canape non ha attualmente impieghi terapeutici, benché sia stata impiegata come euforizzante in taluni casi di psicosi depressive ed anche in talune forme di mania, e come analgesico nei casi terminali di cancro, ma senza molto successo. § A dosi tossiche la canape produce vertigine e collasso, ma le intossicazioni gravi sono molto rare. A dosi minori, produce euforia, confusione mentale, allucinazioni ed eccitamento motorio, seguiti da una fase di sonnolenza. La canape non dà dipendenza fisica né tolleranza; dà bensì abitudine. Non risultano, a quanto pare, casi di morte. § La cannabis come tale è inscritta nella tab. II° delle sostanze stupefacenti, mentre il THC è inscritto nella I° tabella.

 

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